Sunday, March 04, 2007

Tao Te Ching

Il Tao Te Ching (in Wade-Giles) o Dàodéjīng (pinyin), in cinese 道德經 [Listen (aiuto)], è un'opera breve di soli 5.000 caratteri. Si compone di una settantina di capitoletti e per la sua difficoltà di interpretazione continua ad essere studiato e commentato. Il libro è oscurissimo, criptico, a volte ambiguo. Come doveva essere l'autore. Però al contempo possiede un suo fascino al quale è difficile sottrarsi anche per chi si avvicina senza particolari preparazioni.
L'opera è stata composta in una fase della storia non ben delineata dal saggio Laozi (老子, pinyin: lǎozi) nel VII secolo a.C. ma autore e datazione sono piuttosto incerti. Questo periodo è chiamato degli Stati combattenti, dove i vari sovrani cinesi si dichiaravano guerra continuamente. È stata un'età violenta, truculenta ma nonostante ciò risultò essere l'apice della creatività del pensiero cinese. La tradizione racconta che intanto Lao Tzu ha deciso di allontanarsi dal mondo, perché è stanco delle lotte e del disordine, vuole tranquillità. Parte con il suo bufalo e arriva al confine del suo stato dove viene fermato dalla guardia del valico. Il guardiano riconosce Lao Tzu e gli dice che può andarsene non prima di aver lasciato un segno tangibile della sua saggezza. È in questa occasione che Lao Tzu compone il Tao Te Ching. Finito di scrivere Lao Tzu va via e di lui non si saprà più niente.
Secondo la tradizione Lao Tzu viene fermato da una guardia ai confini con il Tibet, la quale era un suo discepolo. Lao Tzu nella sua infinita saggezza non disse una parola per tutta la sua vita e fu costretto a scrivere, perché il suo discepolo l'aveva imprigionato per strappargli qualche insegnamento. Scrisse tutto in tre giorni.
Nel primo capitolo del Tao Te Ching, Laozi esclama: "Il tao di cui io parlerò non è quello eterno". Questa affermazione sembra offrirci due piani di realtà:
-il tao eterno di cui non ci dirà nulla
-qualcos'altro che però non è essenziale
Tao significa discorso, via nel senso dell'inglese way che vuol dire anche modo, stile. Infatti il tao è uno stile di vita, la via maestra che si riflette sia nel macrocosmo (l'organizzazione perfetta dell'universo) che nel microcosmo (stile di vita di ognuno di noi, l'arte di compiere ogni attività). Nel secondo capitolo si afferma che il tao è aldilà degli opposti, un'essenza che la dualità non comprende. Gli opposti (per es. il bene e il male) servono solamente per orientarsi, ma qualunque saggio sa che non esistono. Lo yin e lo yang (prodotti del tao) non esistono puri ma sono sempre in reciproca proporzione e il loro intreccio dà vita alle "10.000 cose" (tutte le cose) che non sono altro che un'interazione fra opposti.
Nel capitolo 11 Laozi parla di un vaso e dice che la sua utilità non sta nell'argilla usata per produrlo, bensì nel vuoto che può essere riempito. Questa constatazione ci fa entrare nell'ottica del wu (无, in seguito: 無), da intendersi come nothing, no cosa, quel vuoto che non è mancanza ma è il nulla, potenziale matrice di ogni cosa. In questa visione è più importante ciò che non è detto, ciò che si legge fra le righe, ciò che non si sente. È in quest'ottica che si comprende la brevità del Tao Te Ching.

Estratto:"Il saggioè senza cuore; il suo cuore è il cuore della sua gente. Io sono buonocon il buono ed ugualmente con il malvagio, infatti è la virtù in sestessa che è buona. Io sono sincero con chi è sincero ed ugualmente conil traditore, infatti è la virtù in se stessa che è sincera. L'esistenzadel saggio nel mondo non è tranquilla: il suo cuore si irraggia su tuttii mortali; il suo popolo si lega a lui e il saggio lo tratta come setutti fossero suoi figli."

3 comments:

Giulia K. (aka MeiMei) said...

bruno che bello questo post. Mi sembra un isola felice in una domenica di stress.Grazie

madame said...

marti sono d'accordo, proprio interessante. ti meriteresti un viaggio premio in cina. quando vuoi: ho il lettino per gi ospiti.

Re_Fuso said...

Gracias :)